Storia di B. - La scomparsa di mia madre ?Without Membership?

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  • release date - 2019
  • 7,8 / 10
  • Country - Italy
  • duration - 1 hour, 34 Minutes
  • star - Beniamino Barrese, Benedetta Barzini
  • directed by - Beniamino Barrese
1 - COM'È DIFFICILE ESSERE FIGLIO DI BENEDETTA BARZINI Egle Santolini per “la Stampa” benedetta barzini ?Quando ero ragazzino, nella Milano berlusconiana Anni 90, tu, mamma, eri fuori da tutti gli schemi?. ?E infatti te ne vergognavi, e non facevi venire gli amici a casa perché non avevamo la sala da pranzo col tavolo rotondo, che orrore!, e nemmeno le foto nelle cornici d' argento?. Allora Beniamino Barrese, figlio minore di Benedetta Barzini, s'innamorava di ragazze bionde e molto borghesi che erano l'esatto contrario di sua madre, per sottrarsi a un rapporto complesso e meraviglioso che lo attraeva ma che gli faceva pure una gran paura. Poi ha cominciato a capire: ?La mamma era speciale?. E poi a metabolizzare. Oggi, a 33 anni, le ha dedicato un film, La scomparsa di mia madre, appena uscito in un numero selezionato di sale italiane. Benedetta, tutto il film è imperniato sulla lotta fra suo figlio che vuole filmarla e lei che gli urla di metter via la macchina da presa, convinta com'è che quella dell' immagine sia la vera dittatura della nostra epoca. ?La mia faccia non è in vendita?, gli ripete. benedetta barzini 9 Però cede, per amore. Come si è convinta? ?Per l'impossibilità di dire di no a un figlio. E perché mi pareva il modo in cui finalmente potesse digerirmi, liberarsi di me. Mi sono anche vergognata. Mi si vede in casa, nel piccolo spazio che abito, si capisce che non mi pettino, che non mi vesto in modo carino. Però ho pensato: dài, facciamolo. Il nostro sarà un lavoro di separazione. Poi torneremo alla normalità, questa ossessione finalmente sarà finita?. Ci siete riusciti? benedetta barzini 8 ?Credo di sì. Lo intuisco da qualche segnale. Dopo il primo giro nei festival adesso comincia a dirmi: mamma, al prossimo posso andare da solo. Mi piace che mi abbia trattato con rispetto, e che mi abbia attribuito un pensiero. È difficile che un figlio ti consideri come una persona?. Beniamino, che risponde a chi pensa che con sua madre è stato prevaricante, perfino violento? ?Che un documentario è realtà ma anche narrazione, e che se certamente lì c'è una parte di me ce n'è anche una di finzione. Quelle sequenze, in effetti, le avevo girate senza pensare coscientemente di usarle. Ma poi mi sono reso conto che il fulcro del film stava proprio in questo contrasto, nella denuncia della schiavitù del linguaggio visivo a cui tutti sono sottoposti, le donne in particolare?. benedetta barzini 6 E lei, Benedetta, prima italiana a graziare la copertina di Vogue America, adorata da Richard Avedon e da Irving Penn, com'è riuscita a far fronte, nella sua carriera, a questa contraddizione? ?Quando ho cominciato ero giovanissima e osservavo tutto, come una che sta alla finestra e guarda in strada. Soprattutto facevo, facevo, facevo. Per dare il meglio a chi mi aveva chiamato, la prima che mi aveva scelto nella vita (Diana Vreeland, la leggendaria direttrice di Vogue, ndr). Immagazzinavo esperienze, ma senza farmi prendere in trappola. Non ero modella a tempo pieno, non frequentavo la gente giusta, non andavo alle feste. Poi è arrivata la consapevolezza?. Come? ?Ragionando sui vestiti, incrociando le mie osservazioni con letture di antropologia, di storia. Perché gli abiti da cerimonia, da sempre, devono essere così scomodi? Perché c'è sempre uno stilista che ripropone il corsetto? A che cosa serve, come deve far sentire le donne? Da lì ho ricominciato, ho trovato la mia voce. Su quei temi, anni dopo, avrei fatto lezione ai ragazzi?. benedetta barzini 5 Adesso, però, ci deve raccontare che cos'è la scomparsa del titolo. E se, soprattutto, pensa di metterla in pratica. ?Vuol dire andarsene da tutto, in un posto non dominato dall'uomo bianco. Senza telefono né computer né conto in banca. Camminare verso oriente, con due cose sulle spalle. Vivere di baratti. Tagliare i contatti con tutti. Per i figli, un congedo senza cadavere. Certo che ci penso ancora. Ma siccome è una scelta molto complicata, finisco per dirmi che morire e basta in fondo è più semplice?. benedetta barzini 4 E Beniamino, come prende quest'idea? Come un progetto o una fantasia? ?Come l'idea guida della sua vita, in fondo in continuità con la malattia della sua giovinezza, quando si rifiutava di mangiare. Lo considero, insieme, un'utopia e un mezzo incubo. Ma non mi permetto di giudicare. Può decidere di vivere gli ultimi anni della sua vita come le pare. E non è detto che un ospedale in una città sarebbe meglio, visto come la società tratta gli anziani?. 2 - MASCHI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI AMORE SE MAMMA È LADY D, MINA O SOFIA E. S. per “la Stampa” Non soltanto Benedetta e Beniamino, ma anche Franca e Francesco. ?Era durissima, propositiva, creativa: con me come sul lavoro. Spero che questo film ispiri le persone a osare come lei. E i figli a fare le domande scomode ai genitori?. Così Francesco Carrozzini su ?Chaos and Creation?, il documentario del 2016 in cui intervista sua madre Franca Sozzani, direttrice per tanti anni di ?Vogue Italia?. franca sozzani francesco carrozzini bee shaffer anna wintour Lo accompagnarono insieme a Venezia, lei era già molto malata e sarebbe morta qualche mese dopo: ma quella Mostra fu, disse lui, ?il culmine del nostro rapporto?, un giorno felice, una festa affettuosa. Se ha i mezzi per farlo, il figlio maschio di madre carismatica, affascinato e soggiogato (ma anche un po' schiacciato, come da tradizione), il nodo scorsoio dell' Edipo forse può scioglierlo solo così: mettendo la mamma davanti alla macchina da presa e assumendo simbolicamente il comando. Oppure mixandola in sala di registrazione, o dedicandole un saggio. Sophia Loren e il suo secondogenito Edoardo Ponti hanno appena finito di girare ?La vita davanti a sé? dal romanzo di Romain Gary, e nessun altro l'avrebbe convinta a tornare sul set, a 84 anni e dopo dieci di inattività. Mina con Massimiliano Pani Da sempre Mina si fida soltanto di Massimiliano Pani, il primogenito, che non è solo il suo produttore discografico ma anche il suo portavoce per il resto del mondo. Sì, con una madre ingombrante si possono fare i conti: se ti lascia lo spazio di creatività necessario, naturalmente: e quando fatica a lasciartelo, se comunque ti insegna a conquistartelo. Il più coraggioso è stato David Rieff, unico figlio di Susan Sontag, che alla paura della morte di sua madre, una mente così brillante da gettare in soggezione l' intera società intellettuale newyorkese, ha dedicato un magnifico saggio. Il più commovente Harry d' Inghilterra, che di Diana imita perfino le camminate nei campi minati. FRANCESCO CARROZZINI E FRANCA SOZZANI.
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Pedofilo. Free Movie Storia di B. La scomparsa di mia made in usa. Love Steve Bannon. I will be watching this. Free movie storia di b. la scomparsa di mia madre letra. Barzini ha perfettamente ragione su quasi tutto, tranne su un punto. Il vedere l'elemento maschile dome dominante in questa società dell'apparenza. Come se non esistesse pure il modello maschile di uomo di successo, con giacca e cravatta, 24 ore e che la domenica va a giocare a tennis. Come se la pancia piatta sia un diktat soltanto per la bellezza femminile. Come se l'altezza-mezza-bellezza non fosse il corsetto del maschio. Barzini ha ragione, ma vede il mondo soltanto dalla sua parte; un ritratto estremamente partigiano che alla fine suona lamentoso e vittimista.
Dove cinema Astra Via Mezzocannone Quando Dal 10/01/2020 al 10/01/2020 20. 30 Prezzo ? 3. 50 Altre Informazioni Sito web Venerdì 10 gennaio 2020 alle ore 20. 30 al Cinema Academy Astra ritorna il consueto appuntamento settimanale con la rassegna “AstraDoc ? Viaggio nel Cinema del Reale” ? curata da Arci Movie, Parallelo 41 Produzioni, Coinor e Università “Federico II” con il patrocinio del Comune di Napoli - con un evento in esclusiva per iniziare il nuovo anno e dare il via alla programmazione di Gennaio. Si riparte con uno dei documentari italiani più interessanti dell’ultimo anno, LA SCOMPARSA DI MIA MADRE di Beniamino Barrese con Bendetta Barzini (Italia 2019 ? 96’), un film che mette in relazione il regista Beniamino Barrese con la decisione della madre, Benedetta Barzini (modella e icona degli anni ’60, poi dagli anni ’70 femminista, docente e scrittrice) di lasciare ogni cosa, di liberarsi della propria immagine e scomparire in luogo lontano e sconosciuto. Il progetto si trasforma in un’intensa battaglia per il controllo della sua immagine, uno scontro personale e politico insieme tra opposte concezioni del reale e della rappresentazione di sé, ma anche un dialogo intimo, struggente, in cui madre e figlio scrivono insieme le ipotesi di una separazione, difficile da accettare e forse impossibile da raffigurare. Il film dopo la presentazione mondiale al Sundance Film Festival, ha girato in oltre 50 grandi festival di tutto il mondo raccogliendo numerosi premi fino ad essere candidato agli European Film Awards, gli Oscar Europei del cinema. Alla serata sarà presente la protagonista Benedetta Barzini e interverranno, per dialogare con lei, l’attrice Iaia Forte, la giornalista e scrittrice Cristina Sivieri Tagliabue e il Presidente di UCCA Roberto Roversi. L’evento è realizzato in collaborazione con la rassegna nazionale “L’Italia che non si vede” a cura di UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci), una delle nove associazioni nazionali di cultura cinematografica, e con “Le contemporanee”, startup digitale al femminile che ha l'obiettivo di unire donne di generazioni diverse, di estrazioni culturali e sociali differenti attraverso un media civico online. NOTE DI REGIA “LA SCOMPARSA DI MIA MADRE” “Da quando ho compiuto sette anni e mio padre mi ha regalato una telecamera e una macchina fotografica, scattare e filmare sono diventati una strategia per trattenere esperienze e persone amate, salvandole dallo scorrere del tempo. Ho sempre cercato di fare lo stesso con mia madre ? ma metterla di fronte ad un obiettivo non è mai stata un'impresa facile. Provavo una sorta di riverenza nei suoi confronti. Mi sembrava impossibile contenerla in un’immagine. Era troppo di tutto: troppo bella, troppo intelligente, troppo carismatica, troppo aggressiva, troppo forte, troppo profonda, troppo speciale. Nonostante fossimo da sempre molto legati (sono il suo ultimo figlio, il suo “beniamino”, come dice il mio nome), è sempre stata un mistero per me. Le poche cose che scoprivo sul suo passato, inconciliabili con la Benedetta che conoscevo, traslavano la sua persona in una nebulosa dimensione di mito. Con il tempo, il mio bisogno quasi fisico di trasformare il vissuto in materiale visivo mi ha portato a lavorare come fotografo, filmmaker e direttore della fotografia. Mia madre non ha mai smesso di mettere in discussione questa mia passione, spingendomi a ragionare sul valore e il potere delle immagini ? un veicolo di conoscenza ma anche di manipolazione, un codice che spesso rischiamo di subire perché ci mancano gli strumenti per leggerlo, decifrarlo e criticarlo. Nel tragitto del dialogo ? a volte silenzioso, a volte esplicito ? che si è instaurato tra noi su questi temi, la volontà di mia madre di “scomparire” è arrivata come una battuta finale, la boutade che scompagina tutto. Che cosa ti resta da fare quando tua madre ti dice di volersene andare per sempre? Decidere di fare questo film è stato il mio tentativo di trovare una risposta. Ho ricominciato a filmare mia mamma come facevo da bambino, partendo dalle sue lezioni e guadagnando piano piano terreno, fino ad arrivare in quello spazio intimo in cui da sempre l’avevo conosciuta. L’ho fatto con e contro mia madre, sostenuto dalla fiducia che l’esposizione del nostro conflitto (personale ma anche politico) potesse essere un modo, per quanto paradossale, di celebrare quelle domande che non aveva mai smesso di pormi. Ora, alla fine di questo percorso, so di non essere riuscito, ancora una volta, a racchiudere mia madre in un’immagine capace di raccontarne l’autenticità ? il valore per lei più importante tra tutti. Anzi, al contrario, ho capito finalmente che mia madre aveva ragione. Come lei spesso ripete, “ciò che veramente conta, è sempre invisibile”. L’essenza delle cose ha a che fare con la nostra esperienza, e sta sempre al di là di quello che è possibile rappresentare. ” (Beniamino Barrese) BENEDETTA BARZINI Benedetta Barzini è una delle protagoniste della moda internazionale. Dopo gli anni ‘60, quando ha lavorato come fotomodella negli Stati Uniti, ha ripreso gli studi per capire meglio in cosa consistesse il suo pluriennale lavoro nella moda e si è specializzata nell'analisi del senso e significato dell'abito nel tempo. Ha insegnato questa tematica legata all'antropologia culturale all'Università di Urbino, al Politecnico di Milano e alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Ha collaborato a parecchie testate, fra cui "Vogue Italia" e “Amica”, ed è autrice di due libri. ● Ingresso 3. 5 euro | Soci Arci 3 euro Coordinate rassegna: Curatore: Antonio Borrelli Dove: Cinema Astra, via Mezzocannone, 109 Napoli Quanto: Ingresso singolo 3 euro | Soci Arci 2. 5 euro Gallery Attendere un istante: stiamo caricando la mappa del posto...
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Il documentario La scomparsa di mia madre di Beniamino Barrese nasce dunque dal paradosso di una sfida consanguinea, quella tra la ex cover girl di Vogue che a 75 anni aspira solo a sparire dai riflettori, e suo figlio filmmaker, animato dalla voglia di cogliere l’anima privata (e politica) di una mamma straordinaria e contestualmente di riflettere sulle potenzialità del dispositivo audiovisivo, spingendolo su territori di ambiziosi sconfinamenti. Presentato con successo in prima mondiale al Sundance da cui un tour internazionale che sta toccando in questi giorni il 63° London Film Festival, il film è in uscita il 10 ottobre nelle sale italiane per Reading Bloom e Rodaggio, eppure anche nel suo offrirsi al grande pubblico risente dell’intima contraddizione che l’ha generato. Perché è Beniamino stesso, in famiglia e dalla mamma chiamato Ben, ad accusarla: “Non solo ho impiegato 5 anni per realizzarlo, ma ora che è pronto da mesi faccio ancora fatica a farlo vedere questo film, è come se fosse un’arma a doppio taglio: lo voglio mostrare e allo stesso tempo nascondere ”. Le ragioni sono tutte mirabilmente contenute nell’opera, così disobbediente alle regole del documentario classico eppure così pertinente rispetto al dibattito fra la “sostanza” della realtà e quella della sua rappresentazione immaginaria, che si fa certamente simbolo ma anche materia rilevatrice, come la semiotica insegna. Come uscirne? “Facendo il film su mia madre mi sono messo inevitabilmente contro di lei, ma non mi sono arreso perché volevo trasmetterle che non tutto è negativo nella creazione delle immagini, specie nella loro “missione” di preservazione della memoria benché mia mamma si ostini a dire che ‘la memoria fa schifo’; ecco io volevo dimostrarle che si può ri-costruire ? e salvaguardare ? una Bellezza attraverso l’uso sapiente della riproduzione, serve solo sapersi emancipare dalla bulimia delle immagini da cui siamo invasi e pervasi”. E tali ineccepibili aspetti teorici sono esemplarmente informati da Barrese, capace di non sottrarre se stesso dalla messa in campo con sua mamma, sia come voce che come corpo, perché la sua è essenzialmente una riflessione sul corpo, nella sua complessa dicotomia di presenza/assenza che ? diciamolo francamente ? nutre le basi delle più alte speculazioni ontologiche. Così, mentre Benedetta & Beniamino litigano sulla “teoria”, i loro corpi si scrutano, si inseguono, l’uno si sottrae all’obiettivo dell’altro per poi ritornare a mostrarsi: d’altra parte lei è sempre una mamma, anzi, una madre a tratti dolcissima che accarezza i desideri di un figlio “genuino” (“ho messo al mondo una meraviglia di ingenuità”) eppure caparbio e determinato come lei. “Mamma per favore, posa come facevi negli anni ’60”. Detto fatto, ed ecco una magnifica 75enne vibrare e roteare su se stessa lasciando il tempo sospeso in una Bellezza immutata. Prima di continuare Se sei qui è evidente che apprezzi il nostro giornalismo. Come sai un numero sempre più grande di persone legge senza dover pagare nulla. L’abbiamo deciso perché siamo convinti che tutti i cittadini debbano poter ricevere un’informazione libera ed indipendente. Purtroppo il tipo di giornalismo che cerchiamo di offrirti richiede tempo e molto denaro. 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Per la cronaca e dopo aver letto i commenti. l'Eritrea, in Africa, fu la prima colonia del regno d'Italia conquistata nell'ottobre del 1935. Siamo quindi nel periodo fascista. in Eritrea, alcuni inviati o trovavano delle prostitute, dalle quali rischiavano di prendere malattie, oppure compravano una madama vergine (la cui garanzia era data dall'infibulazione) da tenere con sé, senza avere verso di essa nessuno degli obblighi che prevede un matrimonio. Infatti non era neanche lontanamente un matrimonio. Al momento dell'acquisto non vi era nulla di scritto, il venditore consegnava la donna e prendeva i soldi. L'uomo poteva poi abbandonarla, cederla o rivenderla quando o come voleva. alcuni trovavano quello che in Italia non avrebbero mai potuto avere: una bambina come madama. questi inviati italiani certo erano a conoscenza che la legge penale italiana (codice rocco del 1930) considerava stupro i rapporti sessuali con minori di anni 14. (Violenza carnale: Art. 519 del codice Rocco emanato sotto il governo Mussolini. secondo alcuni dire che il madamato fosse legale sarebbe come dire che oggi è legale il turismo sessuale dei pedofili in alcuni paesi del terzo mondo. Il giornalista in questione (laureato in giurispeudenza in Italia) ha dichiarato nelle interviste e nei suoi articoli che comprò la bambina di 12 anni nel 1935. il regio decreto n 880/1937 sul madamismo, sancì la punibilità penale del madamato. Non per la sua immoralità o per proteggere le vittime (le madame) ma per motivi di razza, qiundi per non mischiare le razze. Era una legge razziale. definizione Treccani di madamato: Pratica che consisteva nella relazione dindole coniugale del cittadino italiano con sudditi dellAfrica italiana. Era punibile come reato (madamismo) con la reclusione da 1 a 5 anni (r.d. 880/1937. il madamato di coniugale non aveva nulla: solo il rapporto sessuale, ma con modalità contrarie al consenso previsto nel matrimonio. Nel madamato il consenso al rapporto sessuale da parte della donna non era contemplato. la bambina in questione era infibulata (come lui stesso dichiarò in un sui famoso articolo di giornale. era infibulata e pertanto fu necessario il brutale intervento della madre. Lui invece era laureato in giurisprudenza e cresciuto nella migliore cultura italiana. se è un padre a vendere la figlia, ciò nn vuol dire che non sia violenza quello che poi lei subisce dall'acquirente. chi ha invitato lui in studio forse si aspettava di sentire la storia della bambina di 12 anni ed ha invitato anche la donna che gli dà dello stupratore, che non è una a caso, ma la Elvira Banotti, giornalista, laureata in giurisprudenza ed esperta di storia, ben nota per la sua lotta per i diritti umani, soprattutto dei bambini e delle donne. a chi dice cose tipo: però su tizio e caio che hanno fatto di peggio non leggo critiche. Rispondo: le riflessioni e critiche su Tizio eCaio saranno sotto i rispettivi video di Tizio e Caio. Sarebbe inconferente mettere qui le critiche relative a tutto lo scibile umano sulle ingiustizie del mondo. nota a uno dei fervidi difensori del protagonista. Parliamo di a e ha. Ha è voce del verbo avere, terza persona singolare, indicativo presente. Si usa ad esempio nella frase: egli non HA commesso reato. A si usa invece nel complemento di termine, che risponde alla domanda a chi, a che cosa. Ad es nella frase: A lui bisogna portare rispetto perché...
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Prosegue la disgustosa campagna diffamatoria nei confronti di un uomo morto da decadi. Nel merito della questione si è già entrati più volte in passato, e, per chi volesse andare a fondo, le fonti si sprecano.

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